Artigiani e lavoratori di Firenze alla SS. Annunziata dal 1803 al 1806

Nell’Archivio di Stato di Firenze nel fondo Conventi Soppressi Governo Francese si trova una nutrita filza del camarlingo (nome disusato per dire economo) del convento della SS. Annunziata.
È una raccolta rilegata delle spese quotidiane documentate dal 1803 al 1806. Comprende quasi seicento ricevute, a volte con le quietanze, emesse e firmate dai fornitori per l’acquisto di oggetti d’uso, per il vitto e il sostentamento, i lavori agli edifici, le liturgie e altro ancora.
Il primo camarlingo che appare a curare tale amministrazione è padre Pietro M. Marcuccini, nato a Le Balze di San Piero in Bagno (Sansepolcro) circa nel 1745 e laureato teologo. Confessore e predicatore, era stato priore del convento di Scrofiano dal 1776 al 1782, del convento di Montesenario dal 1786 al 1788, della SS. Annunziata dal 1792 al 1794 e una seconda volta dal 1805 al 1807, motivo per cui aveva lasciato l’economato nel 1805. Sarebbe deceduto nel 1828.
Il camarlingo a lui subentrato era padre Giuseppe M. Savelli, nato a Pontassieve nel 1749, teologo, confessore, provinciale di Toscana dal 1794 al 1798 e priore della SS. Annunziata dal 1802 al 1804. Di poco più giovane, ma anche più sfortunato del predecessore, sarebbe deceduto di tisi nel 1807.

La vita quotidiana della SS. Annunziata che la filza mostra nelle ricevute – e sono solo quattro anni di un decennio –, appare complessa come la stessa amministrazione. Certamente tale sfaccettatura fu il risultato di vari fattori: i molti frati dimoranti in convento di famiglia e ospiti, i loro bisogni e le cose necessarie per assolvere i singoli incarichi, gli obblighi della comunità come la forestiera, l’infermeria o il semplice vitto, il restauro periodico e il mantenimento degli edifici di proprietà affittati a terzi e dei fertili poderi di sicura rendita i cui prodotti (vino, olio ecc.) erano trasportati a Firenze e alla dispensa del convento.
E la conseguenza di tale complessità fu il dar lavoro a un rilevante numero di artigiani o di impiegati, a loro volta parte di un gruppo nutrito di artigiani o impiegati dimoranti in una città operosa e per nulla trascurata.
Firenze contava allora sui 70000 abitanti, dei quali circa 17000 erano le famiglie e più di tremila i religiosi (Censimento del 1809-10), quest’ultimi vero proprio gruppo che poteva essere influente pure nelle scelte politiche – e forse fu una delle ragioni della soppressione dei loro Ordini nel 1808-10.
Pensando quindi al fatto che tale importanza sia messa poco in luce nell’insieme delle ricerche su Firenze del primo ottocento, ho raccolto qui sotto i nomi dei lavoratori che appaiono dalle ricevute, in ordine alfabetico, con il mestiere, senza ambizione di completezza ma proprio per utilità di chi studia la società di quel tempo.

Nomi e mestieri (1803-1806)
Gaetano Agostini intagliatore
Pasquale Albizi ministro della bottega Pagani
Antonio Benucci computista
Giuseppe Bertieri cancelliere del carcere delle Stinche (cui i frati facevano l’elemosina)
Giuliano Bianchi tintore
Francesco Bianchini e compagni fornaciai
Angelo Bini incisore
Francesco M. Borsi copiatore di musica
Giuseppe Borsi pittore
Brocchi cancelliere del Monte Comune
Pietro Brunetti muratore
fra Pellegrino Burgassi, osm, per chiavi e serrature
Prospero Caciotti agente delle monache di Santa Maria sul Prato per trine e smerlature
Gaetano Cambiagi per stamperia
Anna Cecchini cucitrice
del Chiaro attuario
Vincenzo Cipriani apparatore
Antonio Codazzi calderaio
Tommaso Cremoncini per lumiere e ventole
Giuseppe Faberi e compagni legati Bandini trombai (idraulici)
Fagnucci commesso dell’Archivio delle Riformagioni
Francesco Faini per seggiole e sofà
Giuseppe Fantosini stampatore a Santa Maria in Campo
Ferdinando Fattorini ragioniere dello Spedale degli Innocenti
Francesco Feragani servo della cura
Carlo Feroci spinettaio (nastraio) per pianete
Gaetano e nipoti Fortini scarpellatore
Giuseppe e compagno Fortini marmista
Luigi Maria Francini vetraio e speraio
Lapo Gabrielli lastricatore
abate Gheraldi maestro di scuola dei convittori
Pasquale Giachi ministro dell’Archivio Generale
Gaetano Gori noleggiatore di setini
Guidon capitano
Lamporecchi avvocato
Domenico, Lorenzo, Giuseppe di Lorenzo e Tommaso Levantini di Empoli, maiolicai
Giovanni Battista e Carlo fratelli Loi venditori di stoffe
Filippo Lori dottore in legge
Giuseppe Lumachi legnaiolo
Lorenzo Mader aiutante
Angelo Magherini sarto
Pietro Manetti cassiere della cereria Strozzi
Mannaioni computista
Pietro Martini trasportatore
Lorenzo Mazzuoli stoffaiolo
Luigi Meucci copista
Anton Giuseppe libraio alle Scalere di Badia († 1798), Giovacchino († 1805) e Gaetano Pagani stampatori
Giovanni Battista Paperini restauratore di libri
Filippo Pasqui funaio e cordonaio, per tela e spugne
Gaspero Pierazzini doratore
Francesco Pini giovane dell’avvocato Lamporecchi
Domenico Ponziani legnaiolo in Porta Rossa
Pasquale Ponziani tappezziere
Giovanni Battista Pozzi e Gaetano Saracini magnani
Gaspero Ricci rilegatore
Luigi Righini muratore
Giovanni Battista Rigoli trasportatore del Levantini
Gaetano Saracini e Giovanni Battista Pozzi magnani
de Sauboin segretario della Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza di Toscana
Angelo Scaruffi ottonaio
Andrea Sequi archivista dell’Opera di Santa Maria del Fiore
Luigi Sgrilli ingegnere
Carlo Spigaglia imbiancatore
Filippo Storti lanciaio (negoziante di ferramenta) al canto del Giglio
Paolo M. Vanni idraulico
Anastasio Testaferrata trasportatore (di fuori della Toscana)
fra Bartolomeo Zuccagni, osm, speziale
Zuccagni computista

Paola Ircani Menichini, 27 settembre 2024. Tutti i diritti riservati.




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